venerdì 27 novembre 2015

L’estroso fanciullo


A Camillo Sbarbaro
Un cieco mi par d’essere, seduto
sopra la sponda d’un immenso fiume.
Ora leggendo i versi tuoi rivedo
sulle rocce l’incanto dei fiori ocra,
quando piccolo guardavo rapito
i contorni ricamati dei licheni.
L’arida sterpaglia non offriva altro
nel freddo inverno, solo una siepe
di ginestra mi proteggeva dal vento.
Mi colse tardivo il fascino
dell’estroso fanciullo, intimo poeta
ahimè dimenticato, ma alto
dal sensibile tocco contagioso
con una delicatissima emotività.
Un uomo alternativo resistente,
virtuoso nel suo essere assente
eppure espressivo nel suo cantare
l’emozione delle sue sciocche lacrime
Viveva solitudini domestiche
un  mondo minimo di sofferenza
amato come se non fosse famiglia
Immerso, permeato dentro la natura
sapeva cogliere appassionato
non solo i licheni ma tutto ciò
che armonizzava con l’anima
in quello sguardo verso l’azzurro
del cielo, come quello del mare
vedeva oltre l’angusto mondo
abile a perdere il cuore trepidante
nell'accarezzare un filo d’erba

mercoledì 25 novembre 2015

Era rosso


Era rosso…
non era la prima volta,
il rosso sbavava sulla guancia
non sarà l’ultimo abuso,
rosso era il liquor
che t’accolse distesa
Le parole accompagnavano
i lividi e divennero denunce
Adesso è un incubo finito.
E’ rosso il rossetto
rossi i petali sparsi
rosse le scarpe della non violenza
rosse le cicatrici che porti con te
rossa è l’alba del rispetto
e della liberazione

lunedì 9 novembre 2015

La forza del passato

a P.P.Pasolini
Lo sguardo d’avanguardia venne
dal passato da quella forza dei ruderi
nascosti sotto la polvere del degrado.
Quella forza arcaica viva nell’anima
amante delle terra e dei mestieri
di sapienti mani contadine piene di terra
che trassero nutrimento con sudore

La forza di un giovane poeta
emergente, seppe disperatamente
soffrire e gioire strappandosi dalla provincia
con l’arte estrema delle sue idee

Forza che gli parlò dentro, nel vagare
randagio senza meta, sulle strade
delle borgate abbandonate al vento
cercando nei giovani occhi
la solitudine del proprio riflesso.

Una forza corsara declamata
sbattendo in faccia la vacuità
di una borghesia ignorante
figlia gravida di un cattolicesimo
ipocrita al servizio dei poteri servili

La forza del poeta più moderno tra i moderni
intellettuale dissacrante senza pietà
asservì la rabbia d’un vissuto infernale
nella parodia del perbenismo

Non seppe tacere, non trovando pace
creò scandalose rappresentazioni
profetiche per scuotere coscienze
e rallentare l’inarrestabile declino
di un Paese senza memoria

Quello fu l’unico modo di vivere la sua vita
Una forza soppressa tragicamente
dalla mano oscura del conformismo
in quella notte s’accese la luce del futuro
grazie alla morte s’esprime più forte la vita

venerdì 6 novembre 2015

Il Nespolo


In questo tepore inconsueto
nella stagione dove fluttuano le foglie
e le chiome si tingono d’oro
ecco che sbocciano desiderate infiorescenze
Ho atteso per anni questo momento
ad ogni versare acqua per dissetarti,
ad ogni attenzione per proteggerti
ogni volta che raccoglievo
le tue coriacee foglie consumate,
mi chiedevo quando avresti fiorito
colmando di profumo il mio balcone.
Sebbene novembre sia un mese grigio
mi basterà il biancore dei tuoi fiori
le intense note aromatiche del profumo
per stabilire un armonia
con le incognite della vita
sentendo l’alitare di terre lontane.
E’ vero per te non è stato facile
vivere su un balcone ma tu sai che
nessuno sceglie dove nascere
dove vivere. Ciò nonostante possiamo
rendere unico un angolo di mondo