Il 25 novembre è già
passato
le scarpe rosse ritornano
nell’armadio del tempo
adesso che attraverso la
vita nuda
non ho bisogno d’abiti né
di scarpe né del tuo amore
e tanto meno della tua
violenza.
Mi hai rubato la vita,
volevi strapparmi l’anima
ma quella non appartiene
agli esseri umani.
Ti osservo nel tuo vicolo
cieco di rabbia e frustrazione
di sesso mancato e di
vessazioni infantili,
hai chiesto di
condividere ma con le mani criminali,
dovevi chiederlo col
cuore,
ti avrei ascoltato come
tutte le mamme.
Io non piango più,
non ho paura dello
specchio,
non tremo al suono delle
chiavi o dei passi,
in quella stanza l’eco
delle grida di dolore
sono depositate nel
grigiore delle pareti,
crepe sui muri freddi,
tetri riflessi delle mie
rughe.
Ricordi, mi lasciasti
tremante accovacciata
in quella non vita di una
criminalità domestica
stringevo la mia carne
per sparire
e quando tornasti per tagliare
quella carne
un ultimo urlo soffocato
in gola mi ha salvata
e l’anima è fuggita
libera.
Adesso che attraverso la
vita nuda
non ho bisogno d’abiti né
di scarpe né del tuo amore
troppo sporco di sangue,
perchè ora mi sollevo come polvere e vivo nel vento